E’ per questo che parlando di spiritualità salesiana possiamo fin da subito ricordare il concetto della mistica dell’azione, ovvero come vivere l’azione concreta, nel proprio contesto di vita, come espressione e manifestazione di un profondo contatto spirituale.
Trovo opportuno citare a questo proposito le parole di San Francesco di Sales in una lettera scritta a Santa Giovanna il 16 agosto 1607, dove egli sottolinea la necessità e l’opportunità, ma oserei dire la bellezza, del tentativo di unire i propositi di Marta e Maria nel rapportarsi in un modo così diverso al Signore nostro Gesù Cristo.
“… Ieri e l’altro ieri, provai la consolazione straordinaria nella casa di santa Marta, che vedevo così ingenuamente indaffarata nel servizio di nostro Signore e, a mio parere, anche un po’ gelosa delle gioie che sua sorella provava ai piedi di Lui (Lc 10, 38-42). E invero, mia cara figlia, ella aveva ragione a desiderare che la si aiutasse nel servizio del suo caro ospite, ma non aveva ragione di volere che sua sorella interrompesse per questo la sua contemplazione lasciando il dolce Gesù tutto solo…
…Sapete come avevo pensato di comporre il litigio fra le due sorelle? Volevo che santa Marta, la nostra cara maestra, venisse ai piedi di nostro Signore al posto della sorella e che sua sorella andasse a terminare di preparare la cena. In questo modo esse si sarebbero diviso il lavoro e il riposo da buone sorelle. Ma quando voleva lasciare il Signore solo, ella non aveva ragione, perché Gesù non è venuto al mondo per vivere nella solitudine, bensì per essere con i figli degli uomini (Prv 8,31; Bar 3,38).
Non è una pretesa molto strana voler correggere la nostra buona santa Marta? Oh, lo faccio per l’affetto che le porto; e in più, credo che, se non lo fece allora, ella sarà ben contenta di farlo ora nella persona delle sue figlie, approvando che esse dividano le loro ore dandone una buona parte alle opere esteriori di carità e la parte migliore alle opere interiori alla contemplazione…
…Quello che il cuor dice a Dio, non lo sa nessuno fuori di Dio e di coloro ai quali Dio lo fa sapere”.
Mi piace qui sottolineare la coincidenza che Giovanni Bosco sia nato il 16 agosto, e possiamo teneramente fantasticare come se nella sua nascita vi fosse, fin dal principio, una consegna speciale, la mistica dell’azione, che tutti possono sicuramente riconoscere come lo stile del Santo fondatore dei salesiani.
Scrive don Gianni Ghiglione nel suo libro dedicato a Santa Giovanna, nel commentare la metafora del “musico” descritta da San Francesco di Sales nel IX libro “del Trattato dell’amore di Dio” al quale per completezza rimando:
“Questo è il cuore della spiritualità salesiana: la mistica dell’azione, per cui tutto è vissuto nelle braccia del Padre, come un bimbo cui basta per essere felici di sapersi con papà, il quale lo può indifferentemente tenere sul braccio destro o sinistro. Questo poco importa; ciò che conta è essere tenuto in braccio”.
Inizio così, con questa premessa, e soprattutto con grande umiltà e rispetto, ad affrontare un tema cosi delicato, quello della spiritualità salesiana, sapendo con certezza di non essere assolutamente all’altezza del compito, ma con la consapevolezza di un grande desiderio nel mio cuore, forse espressione come di una possibile chiamata, alla quale non voglio assolutamente mancare, soprattutto sapendo che il buon Dio, mediante lo Spirito d’amore, illumina la mente ed il cuore di coloro che lo seguono sinceramente, rendendo quindi possibile ciò che non lo era per me e la mia umanità limitata e povera, di uomo peccatore e sempre distratto da mille tentazioni.